Tassonomia: sarà la guida per gli investimenti futuri

10/03/2022

“Come ha ricordato Papa Francesco: non facciamoci governare unicamente dalla tecnica, ma dalla visione del bene comune”.

Partiamo da un fatto: il nostro Paese ha scelto di non essere autonomo dal punto di vista energetico. 
Il secondo fatto è che, nonostante negli anni si siano spesi svariati miliardi per incentivare l’energia alternativa, ad oggi la produzione non copre più del 38 per cento del fabbisogno. 
Abbiamo voluto partire con il primo della newsletter di eAmbiente parlando di energia e sostenibiltà non solo perché è, e sarà, il tema portante di molti altri nostri appuntamenti, ma anche perché l’attualità ci impone di fermarci un attimo e ragionare intorno ad alcune parole chiave che torneranno spesso nei nostri ragionamenti.

La prima è Tassonomia. 

La tassonomia europea, è uno strumento finalizzato a guidare gli investimenti verso la decarbonizzazione, perché solo investendo nel climate/change si otterranno risultati reali.
Il 21 aprile 2021 è stato emanato il primo “pacchetto” che contiene i criteri in base ai quali è possibile definire le attività “sostenibili”, coerenti con i due primi obiettivi   della tassonomia europea: l’adattamento ai cambiamenti climatici per la prevenzione e riduzione degli effetti degli eventi climatici estremi, e la mitigazione dei cambiamenti climatici per la riduzione delle emissioni.

L’atto delegato “clima” di inizio febbraio, che ha introdotto nucleare e gas naturale nella tassonomia, risponde all’esigenza di fornire un riferimento realistico per gli investimenti nella transizione energetica, per sostenere il percorso verso le emissioni zero senza i contraccolpi di crisi energetiche che potrebbero bloccare o ritardare l’obiettivo della neutralità climatica dell’Europa entro il 2050.

La tassonomia è ora all’esame del Parlamento europeo e degli Stati Membri. 
Speriamo che questo passaggio si incardini in modo efficace nella realtà, senza pregiudizi e con l’ambizione di raggiungere gli obiettivi della neutralità climatica già approvati a suo tempo. Anche per evitare che gli investitori internazionali possano essere “distratti” dall’incertezza europea.

Per fare un ragionamento completo ed esaustivo rispetto al tema energetico dobbiamo avere sempre chiaro il contesto europeo che ci conduce alla decarbonizzazione:

  • l’Europa importa oggi il 61% delle fonti energetiche (olio, gas e carbone);
  • l’intermittenza o discontinuità delle fonti rinnovabili richiede – per garantire la continuità dell’erogazione dell’elettricità – il supporto (back up) dei combustibili fossili (gas e carbone) e dell’energia nucleare;
  • il bilancio poliennale della UE e i bilanci dei singoli stati membri non hanno a disposizione le risorse finanziarie per sostenere gli investimenti necessari.

La progressiva riduzione della dipendenza è legata in primo luogo alla crescita delle fonti rinnovabili, che tuttavia nel 2030 copriranno solo il 40% della domanda di energia primaria. È dunque necessario considerare in primo luogo il potenziale di un’ulteriore produzione “autoctona” di fonti energetiche a emissioni zero o basse emissioni di carbonio, e a questo proposito il ruolo del nucleare deve essere valutato in modo rigoroso e senza pregiudizi seguendo i criteri del Joint Research Center della Commissione Europea (Technical assessment of nuclear energy with respect to the ‘do no significant harm’ criteria of Regulation (EU) 2020/852 ‘Taxonomy Regulation’).

Andrebbe, inoltre, anche valutata la valorizzazione del potenziale di estrazione di gas naturale in Europa, come supporto alla transizione ed alla indipendenza energetica, mentre il phase out dell’estrazione di carbone dovrebbe essere contestuale alla eliminazione del carbone per la produzione di elettricità e calore.
Nucleare e gas naturale dovrebbero essere considerati solo come un contesto estremo di supporto ma dopo chiari impegni su quanto sopra

Per il gas, prioritariamente destinato alla sostituzione del carbone, sono indicati obiettivi di emissioni, specifiche tecnologiche, tempi di realizzazione e successiva trasformazione che orientano gli investimenti verso impianti a bassissima intensità di carbonio. Alcuni dicono che gli obiettivi sono difficilmente raggiungibili e comunque con dubbi ritorni degli investimenti. Guardando agli ultimi 30 anni nei settori dell’auto, dell’energia, dell’industria, si può dire che obiezioni simili sono state superate dai fatti.

Per il nucleare, la tassonomia ha indicato criteri vincolanti per: 

  • i nuovi impianti che dovranno essere approvati entro il 2045 con tecnologie in grado di assicurare ulteriori livelli di sicurezza e minimizzazione delle scorie radioattive;
  • l’impiego a partire dal 2025 di combustibile “accident-tolerant nuclear fuel” per aumentare i livelli di sicurezza negli impianti esistenti.

Di fatto, la partita si gioca sulle tecnologie. Come ci spiega nell’intervista il professor Carlo Carraro, per raggiungere la transizione ecologica è necessario fare un salto tecnologico. 
Bisogna comprendere in che tempi sarà possibile applicare quali e quante tecnologie che devono garantire piena sicurezza. 

E allora ecco che torna di estrema attualità l’Enciclica di Papa Francesco, la “Laudato sii”, che chiede a noi tecnici di valutare il rischio d’impatto per il territorio, senza farci governare unicamente dalla tecnica, ma con una visione del bene comune.

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