Con il lockdown gli italiani sono diventati più green

06/10/2020

La sfida della sostenibilità: produrre e consumare non tornando ad essere il Paese del pre-Covid

Il dato non ha bisogno di troppi commenti. Prima del lockdown le tre regioni del Nordest consumavano complessivamente 2.000 tonnellate di CO2. Durante il periodo di confinamento per il Covid-19 le tonnellate sono state appena 400. Un crollo delle emissioni legato non solo allo stop produttivo.

“Siamo diventati tutti più bravi e più green. La sfida è mantenere questi numeri. Siamo in un territorio nel quale si è in grado di continuare a crescere economicamente, producendo e consumando, facendo in modo che l’Italia che eravamo prima del lockdown non ritorni”. Ad affermarlo è Gabriella Chiellino, presidente di eAmbiente e prima donna italiana a laurearsi in Scienze ambientali. L’occasione è il convegno che si è tenuto il 25 settembre scorso al Polo tecnologico di Pordenone, organizzato in collaborazione con eAmbiente, società di ingegneria e consulenza ambientale attiva da oltre vent’anni in Italia e in Europa, che da qualche mese ha scelto di essere presente con una propria sede al Polo.

Essere sostenibili: un dovere oggi”, il titolo dell’iniziativa che ha visto gli interventi del presidente di Confindustria Alto-Adriatico Michelangelo Agrusti, del direttore del Polo tecnologico Franco Scolari, del direttore centrale di Difesa dell’ambiente energia e sviluppo della regione Friuli Venezia Giulia Massimo Canali, del coordinatore dell’area ambiente e sicurezza di Confindustria Alto-Adriatico Paolo Badin, della responsabile del dipartimento ricerche economiche di Consob Nadia Linciano, del responsabile dei modelli di sviluppo e delle metodologie di rating di Cerved Andrea Cincinnati e di Roberta Terpin di Friulia Finanziaria FVG. 

Se gli obiettivi da raggiungere sono chiari, gli strumenti per arrivarci sono a disposizione delle imprese. L’agenda della sostenibilità grazie alla pandemia ha accelerato e cambiare passo è diventato urgente. “La sostenibilità è un valore assoluto, oltre che un processo avviato da tempo nel nostro territorio”, ha affermato Michelangelo Agrusti, secondo il quale “è necessario non confondere la sostenibilità con il fondamentalismo green, perché le ideologie portano al fallimento degli obiettivi da raggiungere”. Le contraddizioni sono già dietro l’angolo, con la crescita esponenziale della raccolta differenziata e allo stesso tempo l’impossibilità di utilizzare questa “miniera” di rifiuti. Che vengono portati all’estero. “Rischiamo di diventare un paese di lupi, orsi e monopattini”, è stata la provocazione di Agrusti, che ha sollecitato a ragionare su cosa sia davvero ecosostenibile e quale debba essere il rapporto fra uomo e ambiente.

Bisogna pensare in modo diverso? Secondo Paolo Badin è arrivato il momento di smetterla di ragionare solo per slogan, quando si tratta di ambiente. “Tutti pensano che chi produce inquina. E di conseguenza anche le normative vengono scritte in quest’ottica. Eppure – ha spiegato il coordinatore dell’area ambiente e sicurezza di Confindustria – sono almeno venticinque anni che esiste un Sistema Pordenone costruito su professionalità eccellenti a supportare territorio e aziende sulla strada delle buone pratiche. Le nostre aziende sono pronte da tempo”.

Agire, la parola d’ordine della mattinata. “Agire sulle città, sulla mobilità, sulle industrie per un’economia sempre più green. Agire sui processi produttivi, perché l’Italia è povera di materie prime e la circolarità diventa per questo un tema obbligato. Agire sulla finanza, che deve investire su chi è davvero green”, ha affermato Chiellino.

Fotografando la realtà strettamente locale, il dato che è emerge è che sono molte le realtà che lavorano molto bene in termini di sostenibilità. Ma nessuno lo sa. “In Friuli Venezia Giulia si lavora tanto, si produce molto, ma non si sa vendere il proprio prodotto”, ha detto Roberta Terpin, secondo la quale è necessario iniziare ad investire maggiormente nella comunicazione.

Portando i saluti della Regione, Massimo Canali ha chiuso il convegno ricordando come “la non sostenibilità non è uno scenario del 2050, ma un problema che viviamo oggi e che paghiamo tutti anche in termini di denaro”. La tempesta Vaia dell’ottobre 2018, l’acqua granda di Venezia del novembre 2019 sono stati entrambe “prime volte”: la prima volta che sullo stretto di Genova si formasse un tornado di classe 2 e la prima volta che in un mese e mezzo per ben sei volte la marea salisse sopra i 140 centimetri. “È matematico che succederà qualcosa anche a novembre 2020”, è stata la chiusura del dirigente regionale.

Il convegno – con collegamenti da remoto da tutta Italia – è una delle molte iniziative in calendario nella quarta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, la più grande iniziativa italiana per sensibilizzare e mobilitare cittadini, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, realizzando un cambiamento culturale e politico che consenta l’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu e il raggiungimento dei suoi 17 obiettivi. Il Festival è promosso da ASVIS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.

 

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